Cartografia stellare
L'innumerevole quantità delle stelle ha da sempre reso necessario l'esistenza di uno strumento adeguato alla loro individuazione e che costituisse un vero e proprio riferimento per l'osservazione celeste.
Nomenclatura stellare
Sin dall'antichità infatti, la nomenclatura stellare prevedeva per ognuna delle stelle più luminose l'adozione di un nome proprio che viene ancora oggi usato (ad esempio Regolo del Leone, la cui denominazione risale a Tolomeo, od anche tutte quelle di origine araba come Betelgeuse, Rigel, Algol, Mizar, ecc..). Dal 17° secolo in poi sono stati introdotti invece i sistemi di Bayer e Flamsteed che, in seno ad una stessa costellazione, indicano rispettivamente ogni stella con una lettera dell'alfabeto greco o con un numero, a cui si aggiungerà il nome od il genitivo latino della costellazione (Rigel è la Beta Orionis o la Beta ORI od anche la 19 Orionis).
Tuttavia con l'introduzione nell'osservazione astronomica degli strumenti ottici, sempre più accurati e sofisticati, il numero delle stelle rintracciabili per mezzo di questi è ulteriormente aumentato. Sono così stati redatti elenchi e carte stellari, comprendenti anche le stelle che hanno un grado di magnitudine oltre il decimo, nei quali si usa indicare ogni stella con un numero, che corrisponde a quello d'ordine, e con la sigla o con il nome del catalogo (SAO, BD, HD, Hypparcos, Tycho, Ross, Wolf, ecc..).
Cataloghi stellari
I cataloghi stellari più antichi risalgono ad Ipparco, che nel 2° secolo A.C. redasse un elenco di oltre un migliaio di componenti, e a Tolomeo, che all'interno dell'Almagesto incluse la posizione delle stelle più brillanti di ognuna delle 48 costellazioni allora esistenti, e che rimase sino a dopo il Medioevo il punto di riferimento di tutta l'antichità. Il primo elenco stellare dell'era moderna si può collocare invece agli inizi del 17° secolo, quando venne pubblicato postumo da Keplero, nel 1602, un catalogo di 1005 stelle osservate da Tycho. Da allora diverse sono state le opere che si sono succedute, che con l'ausilio di misure sempre più precise, hanno permesso di creare degli ulteriori cataloghi stellari riportanti, oltre ai dati di posizione, anche moto proprio, parallasse, magnitudine assoluta ed apparente e classe spettrale.
- Prodromus Astronomiae - 1553 stelle elencate e pubblicate nel 1690 da J. Hevelius.
- Historia Coelestis Britannica - 3310 stelle catalogate da J. Flamsteed, e successivamente numerate progressivamente per costellazione dall'astronomo J. Lalande, nel 18° secolo, che avrebbe così introdotto il sistema di nomenclatura stellare basato sui numeri.
- Bonner Durchmusterung - pubblicato nel 19° secolo da F. Argelander, riporta oltre 450000 stelle, comprese fra il polo Nord celeste ed i -23° di declinazione, che vengono indicate con la sigla BD, seguita dal grado di declinazione corrispondente e dal nr. d'ordine (BD +40°1000).
- Henry Draper Catalogue - compilato dall'osservatorio di Harvard ai primi del '900, riporta oltre 225000 stelle classificate secondo il tipo spettrale di appartenenza (HD più nr. d'ordine);
- General Catalogue - redatto nel 1936 da L. Boss, riporta 33000 stelle fino alla settima magnitudine (GC più nr d'ordine);
- Catalogue of Bright Stars - pubblicato nel 1964 dallo Yale Observatory, elenca tutte le stelle più brillanti fino alla sesta magnitudine.
- SAO Catalogue - pubblicato nel 1966 dallo Smithsonian Astrophysical Observatory, contiene 259000 stelle fino alla nona magnitudine (SAO più nr. d'ordine).
- Hipparcos - stilato sulla base dei risultati ottenuti dalla missione dell'omonimo satellite dell'ESA, contiene dati di posizione di 120000 stelle e di 40000 fra variabili e doppie.
- Tycho - dati derivanti dalla missione Hipparcos dell'ESA sulla posizione, magnitudine ed indice di colore di oltre 1000000 di stelle.
Atlanti celesti
Per l'individuazione delle stelle, sono complementari ai cataloghi stellari le diverse mappe celesti stilate nel corso degli ultimi secoli, le più recenti delle quali permettono a tutt'oggi di rintracciare con precisione, non solo le stelle più brillanti, ma anche quelle visibili solamente con strumenti ottici. Inizialmente le prime raffigurazioni della sfera celeste consistevano in incisioni su globi di marmo che riportavano tutte le costellazioni dell'antichità. Dall'epoca rinascimentale in poi si adottarono invece carte piane, riportanti in scala le posizioni delle stelle, sino ad arrivare ai giorni nostri con le dettagliate mappe fotografiche ottenute dai grandi telescopi degli osservatori astronomici.
- Uranometria - pubblicato da Bayer nel 1603, comprende 48 carte celesti (una per ognuna delle costellazioni allora esistenti) con tutte le stelle fino alla sesta magnitudine che vennero indicate con le lettere dell'alfabeto greco, in ordine decrescente di luminosità, a partire dalla più brillante indicata con la prima lettera, Alfa.
- Uranographia - pubblicato nel 1687 da Hevelius, era composto da 56 carte celesti.
- Atlas Coelestis - 28 carte del cielo boreale redatte da Flamsteed e pubblicate nel 1729.
- Bonner Durchmusterung - 65 carte celesti redatte da F. Argelander nella seconda metà del 19° secolo, che si rifanno all'omonimo catalogo stellare.
- Uranometria Argentina - 14 carte del cielo australe pubblicate nel 1879, e comprendenti quindi le stelle fino alla settima magnitudine comprese fra -23° di declinazione ed il polo Sud celeste.
- SAO Atlas - redatto dallo Smithsonian Astrophysical Observatory, consiste in 152 carte celesti comprendenti tutte le stelle dell'omonimo catalogo.
- Palomar Sky Survey - atlante fotografico redatto dall'osservatorio di Monte Palomar nel 1951, comprendente 1870 carte celesti riportanti tutte le stelle fino alla ventunesima magnitudine, comprese fra il polo Nord celeste ed i -33° di declinazione.
- ESO-SRC Sky Atlas - pubblicato dall'ESO (European Southern Observatory) negli anni '70, è un atlante fotografico del cielo australe composto da 606 carte celesti che riportano tutte le stelle fino alla ventitreesima magnitudine che si trovano comprese fra i -17° di declinazione ed il polo Sud celeste.